la coscienza sociale
Prendendo come riferimento i principali Autori che hanno trattato di coscienza sociale, si cerca di darne una lettura in chiave evoluzionista e di tracciarne un possibile sviluppo.
La coscienza sociale come ultimo stadio della coscienza dell'homo sapiens sapiens.
Scrissi tempo fa per questa redazione un articolo sulla memoria, al quanto ovvio, se non per un particolare: la memoria verbale; ma riassuntivo ed esaustivo da un punto di vista didattico.
Oggi affronterò invece un argomento che mi sta molto a cuore e che molti Autori hanno trattato e che vedremo in parte, ma la novità sta nella prospettiva che adotteremo per presentarlo ovvero quella evoluzionistica. L'azzardo di questo articolo sta nel finale, poiché nel suo dipanarsi non fa altro che citare Autori (prima in sociologia, poi in antropologia, poi in psicologia ed infine in psicoanalisi) che hanno trattato questo argomento , preparando nel finale del presente articolo il cammino ad finale visionario, ma non lontano da molte teorie politiche moderne.
… Capiamo così anche perché, se mi è concessa la riflessione, molti pensatori che si occupano di psicologia alla fine giungono a riflessioni di ordine socio.-eco- politico ( e questo collegamento potrebbe, anzi sarà il tema che tratterò nel prossimo articolo, a partire dalle riflessioni attorno all'opera di un grande linguista: Chomsky).
Infatti per la sopravvivenza della specie si è dimostrata vincente la capacità degli esseri umani di essere solidali tra loro . Vediamo insieme gli Autori che in psicologia, ma anche in sociologia e filosofia hanno affrontato questo tema.
Primo basti guardare a come si sono sviluppate e diffuse le specie capaci di cooperazione rispetto ad altre (vedi l'etologia).
Poi prendiamo Wilson e la sua sociobiologia che per quanto osteggiata in alcuni punti per le riflessioni che evoca (ad es. sull'omosessualità o sul razzismo), porta delle salde basi per la spiegazione del successo del comportamento pro-sociale rispetto a quello egoistico.
Hegel nella sua filosofia della storia tratta dello storia del mondo come sviluppo della coscienza dello spirito nella propria libertà che si disvela nel suo percorso nella fenomenologia dello spirito.
Un altro grande filosofo tedesco, Marx, si sofferma sui rapporti economici e sviluppa il concetto di coscienza di classe.
Dopo questo rapido excursus in altre discipline vediamo come questo concetto (la coscienza sociale) è stato affrontato in psicologia.
Vediamo subito il punto di vista evolutivi attraverso l'opera di Piaget e di Erikson.
Piaget studiò lo sviluppo cognitivo ed epistemologico del fanciullo che porta il bambino crescendo da una posizione egocentrica ad una sociocentrata.
La visione dicotomica per opposti di Erikson riguarda 8 stadi psicosociali relativi ai compiti evolutivi che l'individuo affronta con o senza successo via via dall'infanzia : l'ultimo è l'integrità rispetto alla disperazione, il che vuol dire porre l'accento sulla questione dell'identità.
In psicoanalisi già Freud parlando del Super Io introduce nelle dinamiche interiori la società e le sue regole che il bambino va interiorizzando e poi successivamente nel '21 in Psicologa delle masse e analisi dell'Io introduce l'identificazione col leader (in primis il padre) per lo sviluppo della società e che in Totem e tabù, riferendosi ai miti e ai popoli che l'allora giovane antropologia andava a spiegare, uccide il leader a favore di un passaggio successivo, quello della condivisione democratica.
Adler, altro grande psicoanalista, si occupò del senso di comunità che da vicino riguarda la coscienza sociale.
Questo sentimento tutto umano della coscienza sociale, ovvero dell'esserne anche consapevoli a differenza di altre specie e , del poterne parlare, capacità unica e solamente umana , si sviluppa ad una certa età nel passaggio tra l'adolescenza e la maturità (vedi su Piaget), aldilà della piramide dei bisogni di Maslow, cioè comunque e sempre, come mi piacerebbe dimostrare, essendo una qualità specie-specifico degli esseri umani. E qui si potrebbero pensare degli esperimenti e delle letture antropologiche, se mi volete aiutare.
Ed ecco il finale che potrebbe suscitare polemiche, ma che mi piace scrivere perché in fondo io sono anche una scrittrice di romanzi (finora relativi all'omo- e bi- sessualità) e in quanto tale un racconto senza un finale non regge, ma in questo caso trattandosi di un possibile e futuribile scenario ci vorrà un po' di tempo affinché il mio modo positivo di intrecciare la politica con il destino del nostro pianeta e quindi della nostra specie possa essere validato o al contrario disconfermato.
Secondo me, il passaggio ulteriore che la nostra specie sta compiendo è la riduzione degli egoismi e delle guerre inter-gruppi (Stati, Nazioni, schieramenti) a favore di un'economia globale che salvaguardi lo sviluppo della nostra specie e del nostro habitat: pensieri economo-etico-ecologisti.
Io credo si prospetti un futuro retto da un Organismo centrale e pensante, di cui tutti grazie le nuove tecnologie potranno rapidamente e facilmente seguire il percorso e proporre nuove soluzioni.
Accetto volentieri repliche, conferme oppure smentite.