Amnesia digitale: mentire e poi dimenticare sui social

La tendenza ad abbellire la propria persona o la propria vita non è un avvenimento così raro, ma sui social sembra assumere delle "dimensioni" notevoli. Qualcuno potrebbe pensare al solito discorso sull'anonimato di Internet che ci rende tutti più bugiardi. Nei social network però non ci sono solo sconosciuti e nemmeno sono necessariamente la minoranza. Allora perché mentire per poi dimenticare la bugia? Ecco a voi l'amnesia digitale.

Amnesia digitale: mentire e poi dimenticare sui social

Chi non ha mai immaginato di avere una vita migliore? E quale migliore luogo in cui mentire se non il cyberspazio dove non tutti ci conoscono.

Chi più chi meno quando racconta della propria vita agli altri (non solo su internet) cerca di abbellire la realtà, ma online il problema è che lo si possa fare troppo spesso e che, soprattutto, ci si dimentichi della realtà credendo alle proprie bugie: questa è l'amnesia digitale.

 

Bugiardi patologici?

Prima di addentrarci sulla questione prendiamoci un momento per evitare di confonderlo con una patologia. Chi racconta abbellendo la realtà sul proprio profilo non è necessariamente un bugiardo patologico, cioè una persona che vive totalmente all'interno di una bugia, generalmente accrescendone i successi e le disgrazie.

Le menzogne si accalcano (spesso coprendo un iniziale fallimento) e diventa impossibile recuperare la realtà, andando ad incidere negativamente sulla vita del soggetto. Il tutto può sfociare in una disturbo dissociativo della personalità.

Alla base di questo disturbo patologico ci sarebbe un malfunzionamento neurologico a carico del cervello; le ipotesi al momento sono diverse.

 

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Bugie innocenti e patologia?

Lontani dai bugiardi patologici ci sono coloro che raccontano la propria esistenza, cambiando qualche sfumatura qua e là per renderla più intrigante. Nulla di male, vero? Certo, ma il problema sussiste quando ci si convince che quelle sfumature sono accadute realmente.

Lo psicologo britannico Richard Sherry ha condotto un sondaggio in Gran Bretagna e riporta che più del 69% di coloro che rispondono mente. Tra i giovani il fenomeno sarebbe più marcato in quanto si avverte la spinta di dover essere particolari e interessanti per catturare l'attenzione dei pari.

Secondo Federico Tonioni, responsabile dell'Ambulatorio dipendenze da Internet del Policlinico Gemelli, il problema risiede nel fatto che Internet sembra aver sostituito la sfera dell'immaginario (pur essendo ormai una parte estremamente concreta della nostra vita) e contemporaneamente nel tempo si impossessa della realtà.

Con l'amnesia digitale è ciò che abbiamo scritto su Internet che diventa reale. Il tutto può sfociare in un vero processo di prevaricazione della nostra identità: un disturbo dissociativo.

Attenzione però, spiega Tonioni, questa conseguenza non deriva dall'uso delle Nuove Tecnologie, ma da una predisposizione precedente che si manifesta attraverso questo canale.

 

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