Troppa concentrazione distrae?
Se si è impegnati in un compito con l’idea di poter essere distratti da un momento all’altro non c’è sforzo di concentrazione che tenga: la qualità della propria performance né risentirà comunque anche se il fattore di disturbo non dovesse verificarsi. Si può forse dire che troppa concentrazione distrae? Un recente studio sembrerebbe suggerire proprio questo.
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Troppa concentrazione distrae? Questo è quello che sembra suggerire un recente studio condotto dall’Università Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università e l’Istituto di Neuroscienze di Verona.
La mente possederebbe un meccanismo di monitoraggio e filtro verso potenziali distrattori che si attiverebbe in maniera preventiva durante l’esecuzione di un compito, meccanismo tanto efficiente nel caso si verifichi il disturbo temuto quanto impertinente nel caso contrario: se sappiamo che potremmo venir disturbati durante l’esecuzione di un compito la nostra performance peggiorerà comunque.
Troppa concentrazione distrae: esempi
Prendiamo qualche esempio: se stiamo cercando di studiare in un ambiente poco tranquillo dove telefonate, il passaggio di altre persone o altro potrebbero da un momento all’altro interromperci, l’attesa di questi possibili “distrattori” può renderci irrequieti fino a distoglierci, almeno in parte, da ciò che stiamo leggendo.
Analogamente, cercare di concentrarsi nel lavoro quando si sta aspettando con ansia una telefonata importante sarà un’impresa ardua per quanti sforzi possiamo fare: sembra, in altre parole, che più cerchiamo di aumentare la nostra concentrazione su quello che stiamo facendo e più aumenta la nostra capacità di distrarci.
Troppa concentrazione distrae: i processi cognitivi
Quando siamo impegnati in compiti complessi, i due processi mentali principali che operano in nostro aiuto sono la working memory – una sorta di “taccuino mentale” con cui teniamo in mente le informazioni necessarie alla prosecuzione del compito – e l’attenzione selettiva che, come nel fenomeno del cocktail party, esclude temporaneamente dalla nostra coscienza fattori disturbanti o irrilevanti permettendoci di concentrarci solo o prevalentemente su quello che stiamo facendo.
Troppa concentrazione distrae: motivazioni in contrasto
Come accade che questo meccanismo potenzialmente efficiente possa cortocircuitarsi e creare un apparente effetto paradosso per cui troppa concentrazione distrae?
Sembra che stressiamo con uno sforzo intenzionale un meccanismo di per sé automatico e fuori dal dominio della nostra volontà, un po’ come chi soffre di insonnia e cerchi inutilmente di “sforzarsi” di dormire! In realtà il fatto di trovarci ad eseguire un compito in una situazione non consona dove potremmo venir disturbati può rappresentare già di per sé un fattore di disturbo.
Posti in una simile circostanza che viviamo incerta invertiamo, come in un gioco di figura-sfondo, ciò che in quel momento per noi assume la priorità da un punto di vista cognitivo ed emotivo-affettivo potenzialmente in contrasto col compito che razionalmente vorremmo portare a termine.
Il fastidio di poter essere “invasi” da un momento all’altro nel nostro spazio di lavoro o l’attesa di una comunicazione più urgente del compito che stiamo svolgendo, per tornare agli esempi, possono rappresentare elementi affatto neutri, ma in grado di sottrarre risorse emotive e cognitive dalla nostra attività, l’attenzione è “contesa” fra problemi contrastanti difficilmente compatibili fra loro.
Distrazione eccessiva: cosa nasconde?
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