Il senso del pudore
La psicologia del corpo ci dice che il rapporto che abbiamo con la nostra parte fisica è inestricabilmente legato al rapporto con noi stessi come entità psicofisica. Il pudore può assumere quindi significati diversi ed esigenze differenti nel modo in cui percepiamo noi stessi.
Il senso del pudore potrebbe essere scambiato per vergogna. Quest'ultima però è un'emozione che nasce da un evento specifico, ha una durata contenuta ed è il risultato di una valutazione: qualcosa che abbiamo fatto o detto viene messo in relazione con ciò che sappiamo essere giusto (regola personale o sociale) e se la distanza è troppa proviamo un senso di vergogna.
Il pudore invece fa riferimento al senso di intimità legato al nostro corpo, alla percezione di un confine che non va violato e che può essere situato a "distanze" differenti, anche in relazione a norme sociali più o meno condivise.
Pudore soggettivo e sociale
Secondo Giovanni Chimirri, il pudore è una realtà molteplice e può essere definito come:
- difesa della propria intimità di modo che possa essere mostrata secondo il volere dell'individuo
- governo della sfera sessuale e istintiva dell'Io (inteso come istanza psicodinamica)
- adattamento della condotta alle norme sociali
- rispetto della riservatezza della sessualità
- ripugnanza di certe parti o funzioni corporee
In sintesi secondo l'esperto è tutto ciò che riguarda la corretta esperienza del proprio corpo. Da sottolineare l'esistenza di un pudore soggettivo e di un oggettivo; questo fa riferimento a ciò che la società ci dice sia giusto mostrare e si mette in relazione (al fine di trovare un equilibrio tra esigenze del singolo e quelle della collettività) con ciò che l'individuo sente o sperimenta o desidera sperimentare.
Quando il pudore soggettivo si distacca da quello oggettivo allora possiamo osservare il falso pudore, cioè una serie di comportamenti vuoti il cui significato simbolico è andato perduto.
Il valore del pudore
Pur trattandosi del corpo, il pudore ha un alto valore psicologico. Secondo Umberto Galimberti si tratta di una forma di difesa da parte di un'intrusione anche psicologica di un terzo che può essere reale oppure essere una figura interiorizzata.
Nella nostra società dell'immagine e della condivisione costante e quasi immediata il pudore sta diventando un problema con cui prima o poi dovremo fare i conti. La barriera psicologica è stata assottigliata da questi spazi virtuali privati, ma accessibili a chiunque.
La questione della presenza e della realtà virtuali accostata ad un'immagine veritiera, reale e agganciata alla realtà ci porta a non difendere (per velocità o per poca comprensione dei limiti/confini /visibilità di questi ambienti) l'intimità.
Da qui il moltiplicarsi di immagini e informazioni che normalmente restano "nostre": con chi ci siamo visti, cosa abbiamo mangiato o bevuto, che posti abbiamo visitato. Tutte domande che un adolescente troverebbe fastidiose e intrusive da parte dei genitori, ma che volentieri espone senza ritegno al mondo intero.
Cosa viene meno in questa situazione? La mancanza di pudore sembra creare corporeità: ma siamo sicuri che non ci sia nulla da proteggere?
Gestire la vergogna e lo sguardo dell'altro