Il sapore della verità
Breve resoconto di una meditazione sulla sperimentazione della verità di chi siamo.
ll sapore della verità è lo stesso sapore del silenzio, dell’infinito, del tutto che, riempito lo spazio disponibile, sia talmente indistinguibile dal niente da trasformarsi in esso.
Come posso, quindi, descriverlo?
Come possono le parole descrivere qualcosa che esiste già prima della stessa abilità di generarle?
Ogni tentativo di descriverlo allontana dalla sua natura; come le particelle subatomiche che mutano il proprio comportamento già solo con l’osservazione.
Un altro esempio:
Immagina di essere immerso nella placida acqua di un lago montano; il vento fermo. Lo specchio d’acqua, immobile, mostra una superficie liscia, ferma in una pace armonica. L’esperienza di fusione con il tutto che ti circonda è indescrivibile. Sei lago, sei cielo, sei montagna. Il Tutto. Ma sei anche pace, calma, immobilità. Il Niente.
Cosa succede se decidi di muoverti, di girarti, se vuoi tentare di guardarti intorno o di tastare la superficie del lago? Inevitabilmente infrangerai il momento increspando l’acqua, creando anelli che si espandono allontanandosi. Potrai sentire le sensazioni del movimento dell’acqua e le sue proprietà fisiche ecc… ma non sarai più immerso nella totale esperienza del lago. Ritornerai spettatore, diverso, altro, separato.
Ecco perché il sapore della verità si conosce solo attraverso l’esperienza. Il ragionamento, la logica creano onde sulla superficie del lago. Sono utili per capire i principi fisici, l’utilità, la fisicità appunto.
L’abbandono e l’accettazione creano, invece, la “stasi”.
Due modi diversi di “conoscere”, entrambi importanti, vitali, come due diversi ingredienti di una pietanza che, solo se sapientemente curati e infine dosati, possono regalare la perfezione nel sapore della vita.