Decide il destino o la volontà? Dipende dal Locus of Control

Attribuite alla fortuna i vostri successi e a voi stessi errori e fallimenti? O, al contrario, ritenete responsabili gli altri e tenete per voi solo i meriti? Dipende dal vostro locus of control: chi ha il controllo della vostra vita?

Decide il destino o la volontà? Dipende dal Locus of Control

 

“Nel dare forma alla nostra vita, siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la palla? Siamo noi a giocare, o è con noi che si gioca?” si chiedeva Zygmunt Bauman, potremmo rispondere: dipende, soprattutto dal locus of control!

 

Il locus of control in psicologia

Quello di locus of control è uno dei costrutti più datati ma anche tenaci della moderna psicologia. Sebbene lo psicologo statunitense Julian B. Rotter, lo abbia coniato per la prima volta nel lontano 1954, quello di locus of control rimane un concetto sempre attuale che le scienze psicologiche non hanno mai abbandonato.

Sarà per la sua apparente semplicità e per il modo in cui si presta anche a spiegare, al vesto pubblico, temi complessi o per la versatilità che gli ha consentito di essere accostato e integrato anche in teorizzazioni successive sulle organizzazioni di personalità, la regolazione delle emozioni e la gestione dello stress.

Ad ogni modo si tratta di qualcosa di senz’altro prezioso perché prova a fornire categorie per comprendere in che modo noi esseri umani diamo senso a ciò che ci accade attribuendone le cause, potremmo dire, al destino piuttosto che alla volontà.

Entrambi, in effetti, sono fattori co-presenti nel determinare l’esito delle nostre vicende ma, come dire, non è questione solo di fatti oggettivi ma anche – e il locus of control lo spiega molto bene – del tipo di atteggiamento che adottiamo rispetto a ciò che è sotto il nostro controllo, e di cui possiamo assumerci la responsabilità, e ciò che non lo è e che dobbiamo accettare come imponderabile. Non sempre, come vedremo, le cose sono semplici…

 

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Destino, volontà e aspettative sugli eventi

Nella sua prima formulazione, quella di Rotter, il locus of control è concepito come un costrutto essenzialmente unidimensionale, ciò vuol dire che i due diversi atteggiamenti rispetto al destino e al controllo di volontà sono concepiti come poli estremi di un continuum.

Di fronte a un evento di qualsiasi tipo – dalla catastrofe ambientale all’esito di un colloquio di lavoro – le persone possono assumere due atteggiamenti: ritenere che l’esito di quanto accaduto sia dovuto a circostanze “esterne” (la fortuna, la “sfiga”, il caso, l’imponderabile, l’azione improvvisa/imprevedibile di altri) o, al contrario, attribuire la responsabilità (con relative colpe e meriti) a se stessi.

Questi due atteggiamenti possono rappresentare tendenze stabili di una persona che, in base al proprio locus of control prevalentemente esterno/interno, si costruirà di conseguenza delle aspettative sulla propria capacità di influenzare gli eventi.

 

Locus of control e adattamento

È dunque meglio avere un locus of contro esterno o interno? È più conveniente concentrarsi sulla propria capacità di controllare gli eventi o è più salutare accettare il ruolo svolto dal caso e dall’imponderabile sulle nostre vite?

In linea del tutto generale un locus of control interno può essere associato ad una elevata capacità di resistere allo stress poiché maggiore è il senso di controllo che la persona percepisce di esercitare e migliori saranno le strategie di adattamento che potrà adottare per gestire gli eventi della vita.

Il senso di controllo – che comunemente chiameremmo forza di volontà – è dopotutto un fattore molto importante non solo per la resistenza allo stress, ma per la capacità di adattamento a tutti i piccoli e grandi cambiamenti della vita.

Si pensi ad esempio ai comportamenti protettivi per la salute come smettere di fumare o consumare una dieta sana: le persone sono più in grado di modificare le proprie abitudini non solo se hanno delle corrette informazioni, ma anche e soprattutto se si ritengono in grado di farlo e se percepiscono di avere il controllo dei passi necessari a raggiungere l’obiettivo.

Il senso di padronanza è infatti un aspetto determinante per l’adattamento ed è quello che ci consente di esercitare la nostra forza di volontà senza arrenderci al destino e al caso.

 

Non dipende sempre tutto da noi

Le cose tuttavia non sono sempre così semplici. Non è sempre più vantaggioso adottare un locus of control interno piuttosto che esterno.

Vi sono ad esempio situazioni in cui è più salutare riconoscere il ruolo dei fattori esterni sull’esito degli eventi, non tanto per arrendersi al destino, ma per evitare di operare distorsioni che possono comportare sofferenze e compromettere la salute psicologica.

È il caso per esempio di tutte quelle circostanze in cui la mente inconscia sceglie di provare senso di colpa per eventi di cui in realtà è vittima e su cui non ha un vero controllo.

È una modalità del tutto inconsapevole e automatica adottata da molti bambini di fronte al divorzio di propri genitori: la mente infantile non ha la capacità di decentramento di quella di un adulto e dunque riferisce onnipotentemente a sé stessa l’origine di quanto accade.

Anche persone che hanno subito abusi  e violenze possono essere gravate da un paradossale senso di colpa per quanto gli è capitato: questo evita loro di confrontarsi coi sentimenti di impotenza che tali eventi hanno suscitato, rende però la loro mente incapace di elaborare e superare l’evento traumatico. Ne troviamo un esempio in questa famosa scena del film "Will Hunting genio ribelle" (1997): 

 

Destino e volontà: possono coesistere?

Destino o volontà dunque? Cosa influenza maggiormente la nostra vita? Secondo una versione successiva e più “aggiornata” del costrutto di locus of control (Levenson, 1973), l’attribuzione esterna e interna della responsabilità degli eventi andrebbero immaginate non come due opzioni mutuamente escludentesi ma come due modalità che possono coesistere, in proporzioni diverse, a seconda degli eventi e dei fattori di personalità.

A essere dannoso per la salute psicologica non sarebbe tanto un preciso stile di locus of control, quanto il fatto che esso venga adottato rigidamente senza riconoscere sfumature e vie di mezzo.

In questo senso, le persone con un locus of control eccessivamente interno potrebbero essere ad esempio le più ansiose mostrando difficoltà ad affrontare gli imprevisti. Così come persone con un locus of control eccessivamente esterno potrebbero avere una bassa autostima (attribuire i propri successi al caso o alla fortuna non permette di riconoscere e di far affidamento sulle proprie capacità).

Le persone maggiormente capaci di gestire lo stress sarebbero infatti “bi-loci”, mostrando una combinazione di locus of control esterno e interno.

Saper riconoscere, in ogni circostanza, sia il ruolo delle proprie capacità che il ruolo svolto da fattori esterni consentirebbe infatti di adattarsi agli eventi in modo più efficace, assumersi più prontamente le proprie responsabilità senza scivolare in un vissuto di impotenza o sfiducia di fronte alle inevitabili difficoltà della vita.

C’è una preghiera, laicamente attribuita da più fonti a Tommaso Moro, che suggerisce proprio questo:

“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, e soprattutto l'intelligenza di saperle distinguere”.

 

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Foto Shawn Hempel / 123rf.com