Autostima di gruppo: il caso Leonardo
Il nuovo allenatore dell’Inter ha riportato entusiasmo e autostima nello spogliatoio. E a livello psicologico qualcosa è cambiato
Qualche osservatore sportivo l’ha già ribattezzato il “Codice Leonardo”, forse in assonanza al romanzo di Dan Brown. Fatto sta che tra vecchie abitudini rispolverate e nuove regole introdotte, il nuovo allenatore dell’Inter – il brasiliano Leonardo – ha ridato autostima a un gruppo che si era perso per strada dopo l’addio di Mourinho.
Un codice fatto di buon senso, rapporto confidenziale e convivialità durante la settimana. Argomenti questi in cui l’ex calciatore e allenatore del Milan eccelle, come ha dimostrato nella sua carriera dentro e fuori dal campo.
Nel periodo di inizio di stagione, da settembre a fine 2010, la squadra campione d’Italia e d’Europa aveva conosciuto una fase di depressione, probabilmente legata all’arrivo del tecnico spagnolo Benitez, che non era riuscito a portare i risultati sperati. I giocatori erano demotivati, le sconfitte si sono accumulate, il feeling tra la squadra e l’allenatore non è mai scattato.
Il gruppo ha ritrovato l’autostima
Da dopo Natale, con la nuova presenza in panchina di Leonardo, tutto è cambiato: su quattro partite sono arrivate quattro vittorie. E con le vittorie, l’autostima del gruppo è risalita ai vertici dell’anno scorso. Un’inversione di tendenza che dimostra come le motivazioni psicologiche nello sport, sia individuale che di squadra, possono risollevare situazioni date per disperate.
A Leonardo è bastato mettere ordine e ascoltare le esigenze di ogni singolo atleta. È scattata quella che lui stesso ha definito “complicità”. Si comincia intanto dandosi del “tu” tra allenatore e giocatore. Un modo per far capire che non sono tanto le gerarchie a contare, quanto il senso di far parte tutti di una missione comune. Mister e ragazzi, insieme sulla stessa barca. Le rispettive sorti sono intrecciate tra di loro.
È vero che dal punto di vista tecnico Leonardo ha sistemato alcune cose che non andavano. Ma la vera rivoluzione per i giocatori è stata psicologica. I sorrisi hanno sostituito i silenzi dell’ombroso Benitez. Le partitelle sono diventate un momento di svago, gli infortuni sono spariti e chi pensava di essere diventato un peso adesso si sente un valore aggiunto.
L'Inter ha immediatamente ritrovato quella brillantezza e quella motivazione che mancava e di conseguenza anche a livello psicologico qualcosa è cambiato: i giocatori hanno ricominciato ad apprezzare il lavoro svolto e hanno debellato la fobia di farsi male.
Rapporti diretti
Tutto questo ha portato ad avere rapporti diretti, sia tra tecnico e giocatori, che tra gli atleti stessi. La squadra ha chiesto di ripristinare il giorno di riposo dopo ogni gara. Nessun problema. Poi Leonardo non ha aspettato che fosse la squadra a capire il suo modo di intendere il calcio, è stato lui a adattarsi alle loro esigenze.
Infine, per rendere l'ambiente più solido ha introdotto un'usanza molto particolare: una volta alla settimana staff e giocatori si ritroveranno fuori dal centro di allenamento. La prima uscita serale è stata una cena dove hanno invitato anche il presidente Moratti, la prossima sarà al cinema e poi magari anche a teatro.
L'importante è stare insieme e perché no, presto potrebbero essere invitate anche le famiglie. Leonardo ha sempre pensato che chi ha una vita felice fuori dal campo riesce a rendere meglio nella sua professione. L’autostima di un gruppo si costruisce anche da queste piccole cose. Che poi tanto piccole non sono.