Affidamento congiunto, le conseguenze sui figli
Affidamento congiunto sì o no? Ultimamente sia la giurisprudenza che la psicologia propendono per un decisivo sì: l’affido condiviso attenua lo stress della separazione e del divorzio sui figli preservando la continuità di entrambe le funzioni genitoriali.
Dal Lunedì al mercoledì a casa di mamma, poi da papà fino al venerdì e ci si alterna nei weekend, sempre che mamma e papà continuino a vivere nella stessa zona o città!
L’affidamento congiunto può sembrare una soluzione che costringe genitori e figli ad una vera e propria maratona, alla rincorsa di una quotidianità che a volte può apparire eroico riuscire a mantenere.
Eppure non è affatto fatica sprecata: alternare due case e due ambienti familiari è un relativo stress che è ben compensato dalla possibilità che i figli hanno di preservare una continuità di legame con entrambi i genitori.
Questo è un elemento indispensabile per lo sviluppo psicoaffettivo e un fattore di protezione contro la manifestazione di disagi psicosomatici e comportamentali, conseguenze spesso frequenti nei figli in caso di separazione o divorzio dei genitori.
Le conseguenze dell’affidamento congiunto
Gli studi scientifici che documentano le conseguenze stressanti della separazione dei genitori sui figli sono ormai vastissime. Altre però vanno ancora oltre e individuano i fattori di protezione che possono contribuire a preservare il benessere psicoemtovo dei figli e, perché no, di entrambi i genitori, nonostante la separazione.
Una di queste è stata pubblicata lo scorso anno sul Journal of Epidemiology and Community Health ed è ad opera di alcuni ricercatori svedesi.
Partendo dal presupposto che la separazione o il divorzio comportano delle conseguenze sui figli in termini di disagi psicosomatici e comportamentali, gli autori di questo studio si sono chiesti se, a parità di condizione, i ragazzi che vivevano in un regime di affidamento congiunto potessero risentire diversamente delle conseguenze stressanti della separazione rispetto a coloro che erano affidati ad un unico genitore.
I risultati dello studio svedese sembrano confermare i vantaggi dell’affidamento congiunto: del gruppo di ragazzi reclutati per la ricerca (di età fra i 12 e i 15 anni), coloro che vivevano in affidamento congiunto presentavano una gamma di disagi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, difficoltà a mangiare o a dormire) inferiore, anche se significativa, rispetto ai ragazzi che vivevano con un unico genitore affidatario e che mantenevano quindi legami sporadici o incostanti con l’altro genitore.
Le conseguenze della separazione sui figli sarebbero quindi attenuate se questi hanno la possibilità di continuare a mantenere un contatto costante con entrambe le figure genitoriali.
Continuare ad essere una mamma e un papà
L’affidamento congiunto è preferibile dal punto di vista psicologico poiché garantisce ai figli di poter preservare una continuità di rapporto sia con la madre che con il padre; questo smorza molti conflitti di lealtà in cui spesso i figli si ritrovano quando sono divisi fra un genitore affidatario e l’altro – generalmente il padre – che diventa una figura minoritaria.
L’affidamento congiunto mantiene poi più equilibrata la divisione del carico di responsabilità genitoriale evitando che i figli siano troppo facilmente strumentalizzati nei conflitti della separazione.
L’affido condiviso, infatti, aiuta a far sì che entrambi, mamma e papà, continuino a fare i genitori a tutto tondo offrendosi come punti di riferimento complementari ed evitando che le funzioni educative ricadano solo su uno lasciando all’altro il ruolo di figura di svago e di divertimento, come può accadere quando il genitore affidatario è uno e i figli passano con lui la maggior parte del tempo vedendo l’altro genitore soltanto nelle feste o nei weekend (Maglietta, M., L’affidamento condiviso dei figli, Franco Angeli, 2006).
Avere due case, due famiglie, due quartieri in cui vivere non è necessariamente un male, anzi: permette a volte ai figli di stabilire legami di attaccamento secondario anche con nuove figure di riferimento; quello che è più importante, che si sia in una famiglia unita o divisa, è che entrambe le figure genitoriali garantiscano una presenza, fisica e affettiva, coerente e costante.
Scrive Marian Wright Edelman, fondatore e presidente della Children's Defense Fund: “Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere”.
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