Stress da lavoro correlato
Per comprendere, prevenire e intervenire su uno dei malesseri più insidiosi presenti nelle aziende e nei lavoratori del nostro mondo “globalizzato”
Ad oggi sono sempre di più i lavoratori coinvolti in fenomeni di stress sul posto di lavoro. I motivi alla base sono i più svariati. Primo fra tutti è la precarietà che connota la realtà lavorativa, facendoci vivere in una situazione di incertezza che alla lunga può causare sintomi di stress.
Cos’è lo stress da lavoro correlato
Oltre al precariato (pensiamo ai ricercatori a cui vengono tagliati i fondi per i loro studi) il lavoro nella nostra società è anche caratterizzato da altre fonti di stress: dalle forti pressioni e dai ritmi sostenuti che le aziende esercitano sui propri dipendenti, fino a cause di natura più psicologica.
Un esempio? Le violenze psicologiche che alcuni datori di lavoro esercitano sui propri impiegati, sottoponendoli a carichi di lavoro eccessivi oppure non permettendo loro di avere una vita privata perché costretti a turni massacranti. Situazioni che, se esasperate, alle volte possono sfociare in mobbing.
Lo stress da lavoro correlato, quindi, può colpire qualsiasi lavoratore e qualsiasi luogo di lavoro, indipendentemente dal settore di attività, dal tipo di rapporto lavorativo, dalle dimensioni dell’azienda o dal ruolo gerarchico che la persona ricopre.
Secondo una definizione formulata nel 1999 dal National Institute for Occupational Safety and Health, lo stress correlato al lavoro si ha quando si manifestano reazioni fisiche ed emotive dannose a fronte di richieste lavorative eccessive rispetto alle capacità, alle risorse o alle esigenze del lavoratore.
Stress da lavoro correlato: cause e conseguenze
La percezione dello stress varia da persona a persona e a seconda delle situazioni e delle circostanze in cui ci troviamo. Due autori, Karasek e Theorell, hanno individuato 3 fattori, all’interno della sfera lavorativa, che, se presenti, possono agire come fonti di stress:
1- le richieste avanzate dal datore di lavoro. Si fa riferimento a un carico di lavoro eccessivo, o alla mancata possibilità di disporre di tempo sufficiente per portare a termine i propri compiti.
2- la mancanza di libertà decisionale intesa come autonomia del lavoratore di decidere liberamente in merito alle questioni relative al proprio lavoro.
3- il supporto sociale connotato da relazioni negative con i propri colleghi e con i responsabili.
Secondo questo modello un ambiente di lavoro che presenta tutti questi aspetti fa sì che le persone appaiano più rigide e meno flessibili, con un morale basso e più inclini alla malattia. Diversamente, in un ambiente dove le persone hanno la possibilità di sperimentare le loro capacità, di apprendere nuove abilità e di metterle in atto, sembra prevalere un sentimento di soddisfazione i cui effetti si ripercuotono positivamente sulla salute.
Le conseguenze derivanti dallo stress da lavoro possono quindi essere:
- maggiori assenze, infortuni e malattie professionali nei lavoratori;
- costi per i datori di lavori le cui aziende perdono produttività;
- calo dell’economia del Paese.
La valutazione del rischio dello stress da lavoro correlato
Secondo la normativa in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro (decreto 81/2008), il Datore di Lavoro deve procedere all'individuazione di tutti i possibili fattori di rischio da stress presenti nella sua azienda.
In quest’ottica l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) ha messo a punto una proposta metodologica per la valutazione “rischio stress lavoro correlato”, che solitamente viene eseguita da uno psicologo. Questa metodologia permette, attraverso un’operazione che si articola in tre fasi, di “scattare una fotografia” dell’intera organizzazione aziendale.
La prima fase consiste nella valutazione degli indicatori oggettivi di stress presenti sul posto di lavoro. Tramite la compilazione di una checklist, vengono presi in esame sia aspetti legati al contesto che al contenuto del lavoro, collocando la condizione di “rischio stress dell’azienda” ad un livello basso, medio o alto.
A seguire (seconda fase), se il datore di lavoro lo ritiene opportuno, vengono pianificate azioni di miglioramento [azioni miglioramento aziendale] mirate a rendere meno a rischio l’ambiente di lavoro.
Nella terza fase – obbligatoria solo in caso di rischio alto - viene valutata la percezione soggettiva dello stress da lavoro correlato, attraverso la compilazione di questionari somministrati direttamente al lavoratore.
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