Consigli per migliorare la memoria
Qualche piccolo trucco per mantenere in allenamento la memoria e migliorarla
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Migliorare la memoria con piante ed erbe
Tra i rimedi per migliorare la memoria, la fitoterapia e la medicina tradizionale cinese suggeriscono il panax ginseng, chiamato anche ginseng coreano, radice della vita o fenice coreana. Come si capisce dal nome, si tratta di una pianta di origine asiatica. Il nome latino, Panax, ricorda Panacea, che nella mitologia greca era la personificazione della guarigione universale e onnipotente. Esiste il ginseng rosso e quello bianco. È un potente energizzante, che è usato come tonico per combattere la fatica e rinvigorire la concentrazione e l’umore. Un’altra pianta utilizzata spesso nei problemi di perdita di memoria è il ginkgo biloba. Le sue riconosciute proprietà vasoattive intervengono favorendo la microcircolazione cerebrale. Oltre a migliorare la memoria, è utile per curare vertigini, emicranie e cefalee. Per stimolare la concentrazione e la resistenza allo stress vanno bene stimolanti naturali come l’eleuterococco (o ginseng siberiano), il guaranà, e il polline di api. Infine, sono indicate la lecitina di soia (ricca di fosfatidilserina, una sostanza che migliora le capacità mnemoniche e cognitive) e la rodiola, particolarmente indicata per contrastare stress e ansia e molto efficace per aiutare la memoria.
Migliorare la memoria con la ginnastica! Oculare però
Una ricerca condotta in Gran Bretagna e pubblicata sulla rivista scientifica Brain and Cognition sostiene che un esercizio quotidiano di movimento degli occhi verso destra e sinistra della durata di almeno 30 secondi potrebbe migliorare la memoria in quanto aiuta i due emisferi cerebrali a interagire più efficacemente.
Per la memoria, abbasso il trantran
Migliorare la memoria non è un’impresa titanica, ma passa anche attraverso i gesti quotidiani. La parola d’ordine è varietà. Introdurre dei piccoli cambiamenti, infatti, stimola la mente a ricorrere a capacità altrimenti poco utilizzate. Degli esempi? Lavarsi i denti con la mano che non si usa di solito, cambiare la strada per andare in ufficio o tornare a casa, provare a farsi la doccia o vestirsi a occhi chiusi sono piccole ma significative prove che stimolano il cervello perché lo obbligano a un lavoro extra, aumentando il numero delle sinapsi (i collegamenti tra le cellule nervose). E la plasticità sinaptica sembra svolgere un ruolo importante nella formazione di nuove memorie.
I rischi del multitasking per la memoria
Si può ricordare solo ciò che si è imparato, e si impara solo quando si presta attenzione a quanto ci viene spiegato. Gli esperti fissano in otto secondi il tempo minimo necessario per concentrarsi su un dato o un’informazione così che possa fissarsi nell’ippocampo, il “serbatoio della memoria”. Insomma, il multitasking va bandito – almeno per quella manciata di secondi –, pena il rischio di incappare in quella che gli esperti chiamano la concentratio interrupta (ovvero la disattenzione intermittente suscitata dal perenne bombardamento mediatico).