Intelligenza emotiva per i bambini
Cos’è che conta di più del Quoziente Intellettivo - QI? I nostri bambini possono essere bravissimi in matematica, maghi del computer, ma è l’intelligenza emotiva che li porterà ad eccellere nella vita. L’intelligenza emotiva aiuta i bambini ad automotivarsi, a controllare gli impulsi, a relazionarsi con altri, ad accrescere l’empatia, rinvia insomma alla conoscenza di sé. Vediamo in che modo
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Le scoperte scientifiche e gli esperimenti sull’intelligenza emotiva per i bambini svolti negli Stati Uniti sono incoraggianti: ci assicurano che aumentare l’autoconsapevolezza, controllare più efficacemente i sentimenti negativi, conservare i pensieri positivi, essere perseveranti nonostante le frustrazioni, aumentare la capacità di essere empatici e di curarsi degli altri, di cooperare e di stabilire legami attraverso comportamenti prosociali, sono le soluzioni per sperare in un futuro sereno per i nostri figli.
L’autoconsapevolezza nello specifico è la chiave di volta dell’intelligenza emotiva per i bambini. Essere consapevoli delle proprie emozioni vuol dire soprattutto mettere in parola i propri vissuti, poiché è il primo passo per padroneggiarle. L’educazione emotiva e dunque la capacità dei bambini di monitorare momento per momento i propri sentimenti è fondamentale per la comprensione di sé, altrimenti rimarrebbero alla mercé delle loro emozioni. Essere consapevoli di sé vuol dire essere consapevoli sia dei propri sentimenti che dei propri pensieri su di loro.
Intelligenza emotiva per i bambini: la dimensione interna
Uno psicologo sociale chiamato Walter Mischel ideò un semplice ma ingegnoso esperimento, diventato poi molto noto, con bambini di quattro anni. Questi venivano fatti entrare uno alla volta in una stanza e fatti sedere a un tavolo. Mischel informava il bambino di turno che avrebbe potuto mangiare un dolcetto subito oppure, se avesse aspettato un po’, avrebbe potuto avere due dolcetti. Il bambino veniva poi lasciato solo nella stanza per un tempo piuttosto lungo, 15-20 minuti.
Come si può facilmente immaginare non era facile per un bambino di quattro anni resistere alla tentazione di mangiare subito il dolcetto, e un terzo dei bambini non resisteva. I due terzi però riuscirono a resistere cercando di distrarsi: coprendosi gli occhi, cantando, inventandosi dei giochi e così via.
L’esperimento dimostrò che già a quattro anni è possibile esercitare un controllo sui propri impulsi, ma non è questo l’aspetto più interessante. Dodici anni più tardi Mischel tornò da quegli stessi bambini che ormai erano adolescenti e riscontrò delle differenze tra coloro che erano riusciti a ritardare il piacere di assaporare il dolcetto e gli altri. All’età di sedici anni, i ragazzi del primo gruppo apparivano più fiduciosi e meno propensi ad arrabbiarsi o deprimersi di fronte alle difficoltà rispetto agli altri.
Come all’età di quattro anni, i due terzi dei ragazzi erano ancora capaci di posporre le gratificazioni; gli altri invece apparivano più fragili: intolleranti alle frustrazioni, incapaci di attendere. Come interpretare queste differenze? Ci può essere una componente individuale, temperamentale, ma la capacità di ritardare le gratificazioni si impara tra le mura domestiche, al nido, a scuola. L’intelligenza emotiva per i bambini si sviluppa nel tempo, facendo esperienza: non è solo una questione di temperamento, ma anche di esercizio.
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Intelligenza emotiva per i bambini: la dimensione esterna
Intelligenza emotiva per i bambini vuol dire anche la capacità emotiva di riuscire a mettere in parola insieme ad altre persone le emozioni, non solo quelle “piacevoli” ma anche quelle “spiacevoli”. Si tratta in altri termini di dare un nome ai disagi personali che si vivono, di esprimere le proprie debolezze e sofferenze personali a qualcuno che sia pronto ad ascoltarle, di riuscire, seppure con uno sforzo personale, a mettere in parola i “non detti”, ciò che tende a diventare indicibile.
Le emozioni connotate in senso negativo, se non dette, possono trasformarsi in agìti violenti: come per esempio la sofferenza non detta può trasformarsi in bullismo. È importante che i bambini imparino ad esprimere tra di loro il proprio punto di vista emotivo per differenziarsi e avvicinarsi, per ottimizzare la comunicazione.
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