Il pessimismo: i modi per combatterlo

Il pessimismo, ovvero la convinzione che le cose non potranno che andare nel peggior modo possibile, può essere un atteggiamento momentaneo di sconforto o una tendenza caratteriale che sottende angosce depressive, paura del fallimento o scarsa autostima. Per questo non va preso troppo alla lettera…

Il pessimismo: i modi per combatterlo

Il pessimismo: come combatterlo? Può accadere che di fronte all’esito incerto degli eventi, che siano esterni a noi o riguardino direttamente una nostra performance, si tenda a vedere tutto nero: le cose non potranno che andare nel peggiore dei modi possibili e l’unica cosa da fare è rassegnarsi al peggio…

Il pessimismo rende falsamente ineluttabili catastrofi e fallimenti là dove l’incertezza serba in sé ancora i germi della fiducia e della speranza. Il pessimismo può essere una vera e propria strategia cognitiva con cui ci si difende dall’incertezza degli eventi e dal pericolo del fallimento o può esprimere angosce depressive profonde. Come combatterlo?

 

Il pessimismo, come combatterlo

Se è vero che la sindrome di Pollyanna non giova certo ad un’interpretazione realistica degli eventi, anche l’atteggiamento contrario, il pessimismo, non rende un buon servizio ad una valutazione utile e veritiera della vita.

Il pessimismo può indicare tuttavia aspetti molto differenti della situazione psicologica di una persona; da un lato può rappresentare un momento di sconforto riguardo un aspetto particolarmente difficile della vita senza tuttavia intaccare globalmente le proprie risorse o la capacità di resilienza.

Dall’altro invece il pessimismo può rappresentare un atteggiamento più globale, essere cioè esteso a tutta la visione della vita o, nei casi di maggior sofferenza, essere una cifra caratteriale che contraddistingue cronicamente l’atteggiamento di una persona nei confronti della vita e di sé stesso.

 

Come combattere i momenti “no”?

Nel primo caso, quando il pessimismo coincide con un momento circoscritto e transitorio di sconforto, possiamo forse riconoscerci tutti noi: chi non ha mai attraversato difficoltà che percepiva insormontabili rispetto alle proprie capacità di fronteggiamento?

Questo è il caso in cui un momento di stress può metterci a dura prova se non riequilibriamo il rapporto fra la forza degli eventi e la nostra personale autoefficacia nel gestirli.

Si tratta, in altre parole di spostare il baricentro del nostro locus of control da un punto di vista esclusivamente esterno a uno più interno: gli eventi non sono forze ineluttabili che ci sovrastano, ma – pur non potendoli controllare o prevedere del tutto - abbiamo sempre la possibilità di incidere sul loro corso.

 

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Se il pessimismo difende dalla paura dell’insuccesso…

Ma quando il pessimismo è un atteggiamento più pervasivo e stabile del modi di affrontare la vita? In questo caso può essere connesso ad aspetti caratteriali che, per quanto appaiano irrazionali ad un occhio esterno e fonte di una grande sofferenza soggettiva, rappresentano per vari motivi il miglior adattamento che quella persona ha costruito per fronteggiare la vita preservando il proprio senso di sicurezza psicologica o di identità.

Da questo punto di vista il pessimismo può essere, ad esempio, una strategia cognitiva stabile mediante la quale ci si protegge dalla paura dell’insuccesso e di non essere all'altezza: se nulla è sotto il proprio controllo perché gli eventi non possono che travolgerci si è esclusivamente vittime di ciò che accade, questo, nonostante la grande sofferenza che comporta, protegge dal doversi invece assumere la responsabilità di puntare al raggiungimento di un obiettivo.

L’eventuale fallimento rappresenterebbe una minaccia narcisistica troppo grande alla propria autistima se il valore del risultato viene percepito equivalente al proprio valore globale come persone.

 

… o esprime angosce depressive

In un’altra accezione il pessimismo può rappresentare un tratto stabile o dolorosamente pervasivo di vedere il mondo quando cioè sottende angosce depressive relative ad una fase di vita in cui lutti o perdite non sono stati elaborati, ma hanno alterato l’equilibrio psicologico di una persona o quando tale atteggiamento sia diventato cronico e risulti essere la cifra dominante del funzionamento della personalità.

Il pessimismo in questo caso è soprattutto rivolto ad elementi di svalutazione e di colpevolizzazione di sé stessi e ci si ritrova in una penosa situazione psicologica in cui non si percepisce via d’uscita.

Quando il pessimismo rivela aspetti caratteriali così pervasivi e dolorosi, per combatterlo può essere utile intraprendere un percorso di psicoterapia che aiuti a recuperare la capacità di decidere della propria vita riconoscendosi capaci e legittimati ad esistere ed evitando di perdere occasioni e opportunità di vita importanti.

 

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