La frustrazione in psicologia: bye-bye piacere!
La frustrazione in psicologia è stata studiata da più punti di vista e si è arrivati al dunque che sia antica quanto l'uomo: il bimbo, infatti, scopre prima la frustrazione e poi le fasce. La frustrazione viene coperta e mascherata dai nostri meccanismi di difesa che la psicologia si diverte a stanare e a interpretare. Ma parlare di frustrazione è difficile, quindi, difendiamoci con un po' di ironia e cominciamo a parlarne
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La frustrazione è un argomento che tocca le zone profonde dell'anima, quindi chiamiamo in soccorso non una musa ma un meccanismo di difesa, l'ironia, e facciamoci aiutare ad affrontare la questione. Immaginate questa scena: siete a dieta, avete perso già cinque chili grazie alla vostra impeccabile forza di volontà e ai controlli estenuanti di vostra madre.
Oggi, però, avete deciso di fare uno strappo alla regola: avete architettato tutto nei mini particolari e quella meravigliosa fetta di torta al cioccolato con delicati ciuffetti di panna e scaglie fondenti comprata ieri sera la state già desiderando e assaporando da un po'. Vostra madre non c'è: è il momento perfetto.
Così andate subito al frigorifero, lo aprite, scavate tra i reparti, ma invece della confezione della pasticceria ben camuffata ma non abbastanza, trovate un bel biglietto di mammina cara con su scritto: Buonissima! Eravate ad un passo dal vostro obiettivo, dal soddisfacimento di un desiderio godurioso, delizia orgasmica dei sensi e del cuore. E invece nulla. Come vi sentite? Arrabbiati, certo, ma ancora di più frustrati.
La frustrazione in psicologia: quando nasce
In psicologia la frustrazione viene definita come quello stato emotivo che nasce in conseguenza di un mancato soddisfacimento di uno scopo, di un bisogno o di un desiderio: nel momento in cui il piacere viene negato ecco qui che fa capolino la frustrazione. La frustrazione viene considerata dalla psicologia antica quando l'uomo e, secondo Wilhelm Reich, la rabbia, l'odio e l'invidia sono solo degli effetti secondari rispetto alla frustrazione.
Se l'uomo fosse in grado di vivere in sintonia con la propria capacità pulsionale, se fosse in grado di costruire un sistema sociale non coercitivo ma libero, se fosse capace di ascoltare semplicemente lo scorrere della vita senza opporsi ad essa, allora la frustrazione avrebbe ben poca ragione d'essere.
La frustrazione della nostra libido diventa la ragione della nostra chiusura, della nostra contrazione rispetto a tutto ciò che di pulsante e vitale esiste al mondo: frustrazioni ripetute e continue sono l'origine del nostro no alla vita, delle nostre piccole e grandi nevrosi, del nostro modo così ristretto di vivere ogni giorno. Pensate stia esagerando? Non credo, pensateci bene! Pensate ad un bimbo: piange appena nato perché trova un mondo di luci e frastuoni invece del suo utero caldo, piange perché invece delle braccia di mamma trova gli spigoli dell'incubatrice.
E ancora, piange perché invece delle colline dell'Eden piene di latte su cui già aveva fantasticato un bel po', si ritrova in bocca un aggeggio ben poco anatomico, piuttosto freddino e rigido che chiamano tettarella. "Tettarella? Oddio! E i seni? Dove sono?", si chiederà deluso e frustrato il piccolo. E non è finita: la lista è lunga, gli elementi cambiano con l'età, ma la frustrazione è sempre quella.
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La frustrazione in psicologia: come reagiamo
In psicologia si è indagato un bel po' sulla frustrazione e sulle capacità di reagire ad essa. Di fronte alla frustrazione possiamo reagire con caparbietà e assertività, un po' come dei caterpillar, cercando di non perdere di vista l'oggetto del desiderio e tentando di eliminare l'ostacolo che ci divide da esso. Possiamo avere delle reazioni aggressive e crisi alla Paperino, cosa che accade anche nelle persone modello "acque chete", che ingoiano bocconi amari per poi esplodere in teatrali crisi di rabbia rivolte sul primo malcapitato, sul diretto interessato o, se il senso di colpa è grande, esclusivamente verso se stessi.
Ma in psicologia non si smette mai di cercare e si è visto che anche la frustrazione, quando è ben dosata e il livello di stress che genera è basso, può portare l'uomo a scovare assi nella manica che non sapeva di avere, per trovare modi intelligenti di risolvere il problema: insomma, nel problem solving la frustrazione può dare dei buoni frutti, anche stimolando l'interazione sociale e la cooperazione.
Ma quando la frustrazione supera una certa soglia, allora è tutt'altro che positiva: ansia, angoscia, ma anche distacco dalla situazione e apatia, possono colpire la persona. È il caso in cui gli eventi frustranti e i traumi emotivi sono così potenti da richiamare al presentat-arm tutti i meccanismi di difesa che Sigmund Freud aveva conosciuto durante la vita terrena per metterli in campo e difendere l'Io alla meglio. La frustrazione è un nodo profondo e la psicologia lo sa bene, tanto che la indaga dalla notte dei tempi: la nascondiamo con la rabbia, le reazioni spropositate, il nostro far finta di niente di fronte al dispiacere o la nostra intolleranza per ogni ciglia fuori posto. Prima di scattare o anestetizzarci proviamo a fermarci, forse è l'ora di farci i conti.
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