Educare alla prosocialità: il ruolo delle abilità cognitive in età prescolare
Per insegnare prosocialità e altruismo non basta trasmettere il giusto messaggio, ma occorre capire anche come renderlo più comprensibile
Anche in Italia sembra ormai essersi diffuso il fenomeno del bullismo che fino a poco tempo fa era più tipico dei telefilm americani. Per contrastare questa tendenza, un filone di studi sta cercando di comprendere come si sviluppino i comportamenti prosociali fin dall’infanzia. Si parla di prosocialità quando i bambini, senza cercare di ottenere delle gratificazioni o dei vantaggi, favoriscono gli altri o si adoperano per il raggiungimento di obiettivi sociali.
Educazione alla prosocialità
Educare i bambini alla prosocialità vuol dire andare oltre la semplice cooperazione. Cooperare significa adottare un atteggiamento che attivi negli altri un comportamento favorevole. A ciò si deve aggiungere la tendenza a non aspettare che gli altri facciano la prima mossa, né a fermarsi nella cooperazione aspettando che l’altro contraccambi. Si tratta di mettere a punto un percorso che consideri diverse abilità. Una delle componenti che sembra essere maggiormente collegata alla capacità di agire in modo prosociale è l’empatia.
Essere prosociali o diventare prosociali?
Nella speranza di avere generazioni future di adulti prosociali, alcune ricerche hanno cercato di stabilire quali fattori (interni ed esterni) influiscano sulla responsività empatica dei bambini in età prescolare.
Da un punto di vista interno l’Effortful Control (capacità di regolare il comportamento sostituendo un comportamento dominante qualora il contesto lo richieda) sembra essere un altro elemento determinante. Un’alta capacità di autoregolazione si associa a un alto tasso di prosocialità ed empatia. Questa indicazione però non è molto utile in campo educativo, in quanto riguarda un tratto stabile che non può essere facilmente modificato.
Più interessanti sono gli studi che si concentrano sul ruolo dei fattori contestuali. Secondo il modello teorico di Bischof-Köhler (1991), psicologa dello sviluppo, nel corso dell’età prescolare i bambini migliorano il funzionamento cognitivo e riescono a padroneggiare più informazioni. Se a 3 anni la semplice visione di emozione può suscitare empatia, in poco tempo questa informazione da sola non è più sufficiente. A partire dai 5 anni, per rispondere in modo prosociale i bambini hanno bisogno che l’espressione emotiva di un bambino o adulto sia spiegata da elementi di contesto. Da questa età in avanti occorre spiegare l’origine di un’emozione perché si comportino empaticamente, altrimenti i bambini rispondono con comportamenti autocentrati.
Prosocialità e sviluppo cognitivo
I programmi educativi alla prosocialità non possono evitare di considerare lo stadio di sviluppo del bambino. Riconoscere che esistono delle tendenze individuali non basta, occorre comprendere quali siano le informazioni cui i bambini sono più sensibili affinché recepiscano il messaggio. Questo significa fare riferimento a un modello complesso che consideri contemporaneamente abilità affettive, cognitive e comportamentali.