Dipendenza da farmaci: ammalarsi per guarire
Quando assumiamo la nostra medicina ecco subito la percezione di recuperato benessere. Ma i farmaci hanno un’azione limitata nel tempo e agiscono sul sintomo di un problema, non alla radice. La terapia farmacologica è solo un rimedio provvisorio di sostegno che prolungato nel tempo procura gravi danni al corpo e alla mente
Da tempo immemorabile l’uomo li ha usati nell’intento di scacciare dolori e malesseri, ma oggi sempre più gravi sono i problemi derivanti dalla crescente diffusione di uso e abuso di medicine. L’utilizzo eccessivo o sbagliato può portare ad una vera e propria dipendenza da farmaci. L'abuso di medicinali è stato definito dall’OMS come “l’indigestione di un farmaco indipendentemente da necessità medicinali o in quantità non necessarie”. Ma i medici sono tuttavia spesso in disaccordo su quelle che sono le necessità medicinali. Le azioni dei farmaci non dipendono soltanto dalla loro natura farmacologica, ma anche dalla personalità dell’individuo che se ne serve e dall’ambiente e dalla situazione in cui avviene il loro consumo. Ciò che costituisce o viene definito come uso e abuso non dipende dai soli fattori farmacologici o dall’interazione fra l’uomo e la sostanza, ma anche dalle opinioni vigenti ad un dato momento in una data società.
Oltre a “la pillola” abbiamo pillole per calmarci quando siamo nervosi, stimolarci quando siamo fiacchi, farci dimagrire se siamo grassi, svegliarci quando siamo insonnoliti, farci dormire se siamo svegli, curarci se siamo malati e si potrebbe dire anche: farci ammalare se siamo sani. A giudicare dalle enormi quantità di tranquillanti, sedativi e ipnotici prescritti oggi dai medici e ingoiati agevolmente da una popolazione di diverse età si direbbe che, il calmare condizioni di nervosismo anche modesto e il consumo di sonniferi in caso di insonnia anche molto blanda, sia oggi considerato un uso fin troppo giustificabile malgrado il rischio di effetti collaterali negativi e di un’indebita dipendenza, psichica e somatica, da questi medicamenti. Conviene tentare di scoprire nel modo di vivere moderno quali fattori e difetti vi sono che contribuiscono a far sì che tanti, anche i più giovani, cerchino il sollievo immediato attuando forme devianti di comportamento.
Dipendenza da farmaci: pillole o pallottole?
La dipendenza da farmaci è una condizione derivante dalla ripetuta somministrazione di un farmaco su base periodica o continua. Trattandosi di una vera e propria dipendenza è chiaramente difficile uscirne da soli. Unito ad una forte motivazione a smettere, chiedere l’aiuto esterno è fondamentale e comprende un lavoro di équipe tra professionalità diverse e complementari come psichiatri e psicoterapeuti. Il soggetto dipendente, ormai abituato alla sicurezza del supporto farmacologico e dunque resistente al cambiamento, dovrebbe fermarsi un attimo e riflettere, prendere consapevolezza del suo stile di vita e degli aspetti disfunzionali nella sua persona.
A maggior ragione quando parliamo dei farmaci che influiscono sulla mente, gli psicofarmaci, dobbiamo tener presente che provocano, esattamente come le tipiche sostanze di abuso dei dipendenti, una dipendenza non solo farmacologica ma anche psicologica, al punto che la loro brusca soppressione produce effetti negativi riconducibili ad una sindrome di astinenza e alterazioni del senso di sé. Essendo la dipendenza da farmaci un malanno di origine multifattoriale, ne consegue che anche l’intervento efficace sarà quello multidisciplinare che andrà ad integrare tecniche psicologiche, sociali e farmacologiche.