Thich Nhat Hanh
La più nota guida spirituale del Dalai Lama spesso oscura quella di altri esponenti del buddismo. E' questo il caso del monaco buddista Thich Nhat Hanh
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Il più noto tra tutti è senza dubbio il Dalai Lama, tuttavia esistono monaci buddhisti che, anche se sconosciuti ai più, si muovono nello stesso solco tracciato dal Dalai Lama. E', ad esempio, questo il caso del vietnamita Thich Nhat Hanh che, durante la guerra in Vietnam, diede vita ad una resistenza nonviolenta che lo fece da subito prendere di mira da entrambi gli schieramenti, convinti com'erano che facesse il gioco del proprio avversario. Al contrario, il suo movimento, denominato “Piccoli corpi di Pace”, si proponeva di dare “semplicemente” una mano alla ricostruzione dei villaggi bombardati, con l'edificazione di nuove scuole ed ospedali, e questo grazie proprio all'aiuto offerto da monaci buddisti e laici.
Thich Nhat Hanh: dall'esilio alla nascita di Plum village
Come già capitato ad altri personaggi prima di lui, anche Thich Nhat Hanh fu presto costretto all'esilio, ma l'occasione si rivelò comunque proficua per stabilire all'estero una comunità ispirata alla sua filosofia. Stiamo parlando di Plum Village, monastero situato nel sud della Francia, in prossimità di Bordeaux, e fondato per l'appunto da Thich Nhat Hanh nel 1982. Qui si organizzano ogni anno una serie di ritiri spirituali, estivi e invernali, in cui potersi riconciliare con se stessi, con il mondo e, in definitiva, per riappropriarsi delle proprie radici spirituali. Inutile dire che la presenza di monaci e monache provenienti un po' da tutto il mondo contribuisce senz'altro a rafforzare quello spirito di accoglienza, e di apertura verso l'altro, che non può e non deve conoscere confini territoriali. Lo stesso per i partecipanti ai ritiri che, anche qui, vantano le più diverse provenienze. Una diversità, questa, che però non si esprime soltanto in senso geografico ma anche in senso “anagrafico”. Ai ritiri in questione, infatti, possono partecipare tanto gli adulti quanto i bambini. A dimostrazione che il raccoglimento spirituale non sempre ha bisogno di distanza, dagli altri e dal proprio nucleo familiare, ma può ben convivere con la genitorialità.
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