L'egocentrismo infantile: il mondo visto attraverso gli occhi di un bambino
L'egocentrismo infantile è la normale condizione sperimentata dai piccoli da 0 a 3 anni che si misurano con la vita a partire dalla sola cosa che conoscono, cioè il proprio punto di vista. Jean Piaget ha studiato le varie manifestazioni di egocentrismo e ne ha delineato lo sviluppo nel corso della crescita.
L'egocentrismo infantile può essere compreso a partire da un'immagine: una serie di cerchi concentrici che sfumano e diventano meno visibili tanto più si allontanano dal centro. Sebbene di norma sia una condizione poco gradita nelle persone l'egocentrismo infantile è una tappa normale e sensata nello sviluppo di un bambino.
L'egocentrismo infantile secondo Jean Piaget
Jean Piaget descrisse l'egocentrismo infantile come l'incapacità del bambino di percepire la differenza tra la propria visuale e quella altrui. Questa condizione è comprensibile sia considerando la scarsa esperienza del bambino che conosce solo la sua realtà e deve possederla a fondo prima di considerare altre prospettive, sia considerando il suo sviluppo cognitivo. Il bambino è ovviamente in fase di crescita e di sviluppo e anche la capacità di processare le informazioni va aumentando con il tempo: nei primi tre anni usa le informazioni in suo possesso come se fossero le uniche possibili al mondo conferendo loro un valore assoluto. Secondo Piaget un fenomeno tipico dell'egocentrismo infantile è il cosìdetto "linguaggio privato". I bambini piccoli spesso sono impegnati in un monologo a voce alta che non ha alcun intento comunicativo: lui o lei parla e descrive ciò che sta facendo senza interessarsi che qualcuno risponda o stia effettivamente capendo ciò che sta dicendo.
L'egocentrismo infantile tra Jean Piaget e Lev Vigotskij
Se secondo Piaget l'egocentrismo infantile si esprime soprattutto nella mancata comunicazione con l'esterno a favore di un monologo esteriorizzato, secondo Lev Vigotskij il linguaggio egocentrico non è poi così lontano dalla normale comunicazione. Il monologo sarebbe comunque una prova di comunicazione rivolta a qualcuno: il bambino parla a se stesso e così mette alla prova sia la sua capacità di processare le informazioni, sia le proprie competenze comunicative e si chiarisce le idee sulle azioni che sta compiendo.
Le fasi dell'egocentrismo infantile
Nonostante qualche critica e alcuni pareri contrari, la visione di Piaget resta tra le più accreditate, anche perchè lo studioso svizzero ha delineato in modo chiaro come si sviluppi nel tempo l'egocentrismo infantile.
Il neonato è l'espressione più alta di egocentrismo, non solo perchè rifiuta ogni oggetto che non soddisfa i suoi bisogni, ma anche perchè non ha compreso che esiste una distinzione tra se stesso e il mondo esterno. Nei primi anni di vita (0-3) è proprio la comprensione di un confine tra dentro e fuori che aiuta il bambino a uscire dal proprio guscio, nonostante la sua posizione resti predominante. Questo passaggio è reso evidente dall'uso continuo dell'aggettivo 'mio' con cui cerca di prevalere sul mondo esterno. La comparsa del gioco simbolico associata ad un aumento della vita sociale il bambino comincia ad elaborare teorie sul mondo circostante e ad applicarle agli altri. La scuola dell'infanzia diventa un'arena in cui i propri bisogni si scontrano con quelli di altri pari che hanno la loro stessa importanza (cosa che magari non accade con i genitori.). L'egocentrismo infantile tende a scomparire attorno ai 7 anni.
Immagine | D. Sharon Pruitt