Le emozioni ci aiutano ad aiutare
Il dramma di chi non sa dire no e il ruolo appioppato del "salvatore".
La risonanza emotiva: disagio mio o suo?
La giusta distanza nelle relazioni e i suoi vantaggi.
Counselling consapevolezza e una vita migliore.
Ti è mai capitato di ascoltare qualcuno che ti racconta un suo dramma?
Magari lui o lei piange e tu ti senti toccato perché quella emozione la senti "risuonare", la senti anche tua e magari hai fatto anche tu quell'esperienza o simile nella tua vita.
Ora.
Se io voglio esser d'aiuto all'altro e non so contenere questa risonanza e questa emozione diventa molto forte, rischio di mettermi a piangere insieme a lui con il risultato di avere 2 persone con quel problema/disagio e in questo modo non gli posso essere utile.
Giusta distanza di relazione significa quindi poter ascoltare e sentire questa risonanza come strumento di comprensione, di condivisione ma con la capacità di contenerla senza identificarmi (in essa o nell'altro) ed esserne sopraffatto.
Uno degli obiettivi di un corso di counselling è proprio questo, è un allenamento continuo a sentire ed essere consapevole del proprio sentito in modo da distinguerlo da quello dell'altro e avere quindi potere di azione, possibilità di vedere altri punti di vista, altre vie di esplorazione di problema e risorse per contenere, sostenere e agire in modo differente e congruente verso le proprie inclinazioni naturali.
Quante volte ci capita nella vita di tutti i giorni di trovarci a gestire relazioni in cui ci sentiamo talmente coinvolti emotivamente da sentirci come sopraffatti, tanto da non riuscire più nemmeno a distinguere se il disagio è nostro o dell'altro.
Un amico, un collega, il partner che ci parla dei sui problemi insormontabili chiedendo a noi consigli e soluzioni inevitabilmente attiva in noi la pulsione naturale ad aiutare l'altro, a costo a volte di sostituirci a lui con indicazioni e incoraggiamento di come faremmo noi per risolvere qualcosa che in fondo è suo. Spesso in questo meccanismo del "salvatore" del buon samaritano, ci troviamo incastrati e sopraffatti in un ruolo per così dire non proprio funzionale. Per chi poi sente forte questo sentimento di voler salvare tutto il mondo e non ha strumenti per gestire le relazioni e non sa dire di no, prima o poi si trova in un bell'impiccio!
Riconoscere quindi la giusta distanza di relazione e quando un disagio è mio o dell'altro diventa di fondamentale importanza per vivere una vita più piena e soddisfacente che crea spazi di azione più funzionali anche per chi ha la tendanza a riversare sugli altri i propri problemi.
Sapendo quindi che esiste una sorta di risonanza emotiva che ci porta a sentire ciò che il mio interlocutore sente e sapendo che se questa risonanza è molto forte rischiamo di piangere o arrabbiarci o rattristarci insieme a lui invece di aiutarlo, possiamo pian piano imparare ad ascoltare e ascoltarci in modo attivo in modo da:
1. distinguere il suo disagio dal mio (il suo è reale mentre il mio è indotto dal suo in quel momento);
2. ascoltare attivamente facilitando al posto di dare subito consigli o direttive;
3. rispettare le scelte e le azioni di entrambe riconoscendo che ognuno ha la propria responsabilità e potere personale; Naturalmente queste scelte consapevoli comportano allenamento e conoscenza progressiva di nuove modalità di gestione della comunicazione e delle relazioni, attività queste trattate e applicate nel Counselling che di volta in volta da strumenti, sviluppa atteggiamenti e abilità in grado di aumentare la nostra capacità di accogliere ed esprimere le nostre emozioni, il nostro sentito e i nostri pensieri in modo autentico in modo che la qualità della relazione con chi ci chiede aiuto possa essere d'esempio da applicare anche nella sua vita migliorandola in modo autonomo.
Daniele Lacidogna
Progetto Evoluzione Personale
http://counselling.evoluzionepersonale.it